Ho sempre avuto la banale tendenza ad idealizzare le persone che penso abbiano una mente eccezionale ed E. e’ una di queste. Contro tutti, venendo da lontano, ha caparbiamente contestato tutto quello e’ stato fatto prima con una violenza ed una convinzione fuori dal comune, guadagnandosi la fama del piu’ duro dei duri. In 5 anni ha sovvertito una intera comunita’ scientifica e l’ha prostrata a se, diventando l’unico portatore della verita’. E’ stato pubblicamente detto che non era piu’ il tempo di fare le cose come prima e che per i prossimi 20 anni tutto quello che c’era da fare era farina del suo sacco.
Anche io sono venuto da lontano con la mente. Senza preconcetti, senza paura ho portato in casa sua la mia piccola opinione, la mia prospettiva sulla natura che nasceva dalla sua. A meta’ della mia presentazione nacque l’inferno. Lui si alzo’ e comincio’ ad urlare paralizzando la platea e io rimasi per attimi interminabili bloccato da una frustrazione indicibile. Ero li anche per dirgli che avevo capito il suo modo di vedere le cose e che io l’avrei detto a mio modo cosi’. Si arrivo’ al punto che il chairman interruppe la seduta e lo obbligo’ a farmi finire. In qualche modo.
Ci sono attimi in cui si ha paura e si vorrebbe scoprire che tutto questo non e’ altro che un incubo. Come quando si sogna di essere all’esame per cui non si ha studiato o quando si sogna di cadere nel vuoto. In quegli attimi il corpo reagisce e ti riporta nelle coperte perche’ non sopporteresti tanto. Il corpo in quell’attimo non mi porto’ mai indietro perche’ la realta’ era proprio quella ed ero obbligato a finire. In qualche modo.
Mesi dopo rieccoci. Questa volta su un banchetto a Bruxelles per mostrargli le mie ultime cazzate. Lui e’ come al solito. Quasi simpatico se preso nel modo giusto ma arrogante e incalzante se si parla di lavoro. Le occhiaie gli sono evidenti. Parla veloce con inglese accentato alla francese e vuole carta e penna per manifestare la sua capacita’ di dimostrare matematicamente tutto. Quando scrive noto che la sua piccola mano sinstra atrofica e’ deforme. E carica di cicatrici antiche ma evidenti.
G. me l’aveva detto che i bambini che nascono con le manine atrofiche sono destinati ad una vita da incubo fuori e dentro dalla sala operatoria. Alta macelleria. Per rompere le ossa e risaldarle, bloccarle in posizioni innaturali perche’ almeno possano fungere da stupide pinze. Pinze dalle mani. E dolore nelle ossa sempre, che non ti lascia dormire. Garze, sangue rappreso e vergogna. E non riuscire neanche ad allacciarsi le scarpe. Cosi’ forse hai attraversato anni bui a cercare il riscatto contro chi di mani ne ha due e non usa il cervello. Per mostrare e schiacciare la differenza. E ora di strada ne hai fatta e sei qui. Io e le grida contro di me siamo solo tasselli di qualcosa di complicato che non capisco fino infondo. Che e’ ingiusto ma umano. E’ forse per questo meno ingiusto? Non so. Non credo.
Io non avevo astio, e ti ascoltavo perche’ per me sei un mito, forse oggi piu’ umano. Alla fine ci siamo fatti due risate. Mi hai anche offerto un lavoro a NY. Come se stessi tendendomi la mano.
martedì 18 settembre 2007
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