Era da tanto che volevo scrivere questo post.
Questa estate siamo andati a locarno a lanciarci col paracadute in tandem coll'istruttore. Non avevo voluto farlo per molto tempo poi un giorno mi sono alzato e ho capito che qualcosa era cambiato e che desideravo farlo. Era una delle ultime giornate belle dell'estate. Una assolata domenica di settembre. Eravamo straeccitati. G non aveva dormito tutta notte. I parenti stretti erano chiaramente all'oscuro.
Appena parcheggiammo vedremmo proiettarsi sopra di noi una ombra veloce e densa: erano i ragazzi che si lanciavano prima di noi. Scivolavano nell'aria e da vicino facevano un rumore di fruscio cupo. Ora non c'e' molto da dire. Non c'e' stata paura.
Quando il portellone si apri' il rumore dell'aria che fendeva il piccolo aereo e del suo motore era una specie di sordo ululato. Pochi secondi : dopo il silenzio.
Come sassi.
In caduta libera.
Come la storia. Come i desaparecidos in argentina. Come i soldati in vietnam. Come i pacchi di aiuto lanciati in africa. Come uccelli. Qualcosa di incredibile ed osceno lega l'uomo alla sua morte come se anche in quel momento di pericolo assoluto ci fosse la bellezza ad accecare la paura. Non sono mai stato cosi' vivo. Come se una verita' superiore e privata venisse a bussare per chiederti dove eri stato fino ad allora.
Non so dove sono stato fino ad ora. Mi sono perso nelle pieghe del destino. Sono rimasto intrappolato. Scusa, non volevo. Ora dove si va'? E' vero che il viaggio e' appena cominciato? Devo decidere io? Ah, si , il viaggio e' il mio...
venerdì 28 dicembre 2007
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