venerdì 3 agosto 2007

Il profumo del pane

Mi ricordo mio nonno quando già in pensione faceva il pane. Lo faceva solo per me dopo avere speso 50 e passa anni a farlo per sbarcare il lunario asoggettandosi ad orari impossibili. Preparava una piccola quantita’ di pasta e con le sue mani pigre e rugose formava dei piccoli cornetti perfetti, arrotolando i bianchi fogli lievitati. Ne piegava le estremita’ facendoli sembrare dei veri piccoli corassaint. Spalmava del bianco d’uovo e li infornava.
Nel forno crescevano e si imbrunivano profumando le stanze e quelle piccole forme diventavano dei piccoli capolavori di arte che quasi faceva paura mangiarli.
Sono anche le vite delle persone cosi’? La forma originaria che ci siamo dati e’ veramente importante? E’ questa a dare il senso del ritorno, di casa? Sono ancora io, quello del liceo? bipolare romantico complessato 10 anni dopo? Non so, penserei di no. Mi sono sentito piu’ volte cresciuto di piu’ conoscendo gente nuova che portava nuovo oro nella mia esistenza ma ora che mi riguardo indietro rivedo me. Identico. La stessa forma ma con tutto l’aroma di avere imparato a conoscersi, rispettarsi e prendere cio’ che di buono c’e’ dentro e fuori me. Punto e basta. E tu, sei ancora li’? Sento che c’e’ qualcosa che e’ rimasto: la nostra forma originale. Il modo di guardare le cose, quel modo cosi’ profondo e doloroso, una sensibilita’ tagliente del fatto che niente torna piu’ e ogni giorno ha un sapore piu’ amaro. Bastera’ sapere questo per riuscire ad evitare di ricercarsi? Non e’ mai vero che chi assomiglia si piglia. Il destino della vita delle persone e’ molto piu’ somigliante ad un veleno e per noi cosi’ chi ti accompagna nel cammino l’ antidoto all’impossibilita’ di vivere.
Vedi, ora la mia vita e’ cosi’. Vivo con una persona dolce, che mi trasporta attraverso i giorni facendomi sentire il centro di qualcosa di vero. Ed e’ vero, vivo bene, vivo meglio. Lei mi rispetta e mi spinge a volare piu’ in alto non facendomi mai cadere e sembra che sia felice vedendoci volare insieme. La amo per questo.
Con te e’ diverso. E sarebbe tutto piu’ profondo ma doloroso. Nessuno si e’ mai aspettato, nessuno si e’ mai promesso il ritorno ma ora, ognuno nelle rispettive vite separate e distorte siamo come i binari di una ferrovia. Storti ma paralleli, senza piu’ la speranza di un incontro.
Per anni ho passato a cercarti tra la gente per cercare di sapere se ci saremmo mai reincrociati. Mi sono girato molte volte di scatto sul treno o sul metro’ perche’ sentivo il tuo profumo, sempre il tuo profumo come se fosse quella ultima notte, come se fosse quella maledetta estate. Qualcuno me l’aveva detto che se qualcosa di una donna mi avrebbe saputo ammazzare sarebbe stato il profumo. Era vero. Quella sera quando ci siamo rivisti avevo esattamente paura di ritrovare quell’identico profumo che mi avrebbe fatto precipitare fuori dalla mia vita. Sto tenendo duro. Cerco in te e dentro di me per non farmi perdere tutto. Li’ c’e’ la risposta che fa male. C’e’ il rischio di perdere quello che ho costruito per un abbaglio. Vorrei che non mi cercassi piu’: vorrei che tu non rispondessi piu’ come fai per continuare a pensare che tutto sia un angolo sporco della mia vita slegato da te. E questo angolo sta crescendo a dismisura. La persona che vive con me non merita questo perche’ e’ leale e il nostro rapporto cosi’ stabile e sereno e’ ovviamente logorato dalla quotidianita’ che ci chiede cosi’ tanto. E ogni giorno toglie a noi un po’ di noi. Questo fa parte del pacco: lo sapevo. E la voglia di uscire da questo e’ forse anche la paura di diventare adulti, di fare quelle scelte che non ti portano piu’ indietro.
Ma e’ inutile. Provo ancora affetto per te e sento che tu non hai trovato ancora l’antidoto dolce alla tua vita. E penso che non guardi giu’ dalle montagne mai ma guardi su come me, cercando piu’ il cielo della terra. Solo li’ ti senti libera di essere qualcosa che non riesci a raccontare a chi ti sta intorno. E ami sentire il sudore asciutto sulla pelle rinfrescata dal vento quando arrivi in cima ad un monte, e il sapore salato sulle labbra. Gli occhi quasi bruciano dal bagliore o forse dalla sete di tutto quello. Respiri di piu’, respiri solo allora. E il confine tra fuori e dentro perde definizione. E’ come se fossi li’ da sempre e ti senti viva, come se avessi di nuovo imparato a camminare di nuovo. Come se fossi l’unica ad avere capito cosa veramente conta. Se e’ cosi i nostri binari sono ancora paralleli.

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